Secondo me l'amicizia è il valore più nobile dell'uomo…
Sull'amicizia sono state scritte innumerevoli opere, ma è interessante notare come un filosofo di duemila anni fa tratti quest'argomento in un modo che lo rende davvero attuale… Natura non facit saltus! (La natura non fa salti, cioè non muta bruscamente).

L'amicizia
Marco Tullio Cicerone

[…] Così dunque mi par di scorgere che siamo venuti al mondo con questo principio, che vi sia una specie di vincolo fra tutti, più stretto per altro quanto più uno viene a trovarcisi vicino. Quindi i concittadini sono più cari che i forestieri, i parenti che gli estranei. Con essi infatti la natura medesima genera l'amicizia; ma non è abbastanza salda. poiché l'amicizia in questo è superiore alla parentela ché alla parentela può togliersi l'affetto, all'amicizia no: tolto l'affetto, l'amicizia non c'è più; la parentela invece rimane. Quanta poi sia la forza dell'amicizia, si può vedere da questo, che il legame della smisurata società umana, costituita dalla natura stessa, si riduce e si stringe talmente, che ogni affetto si accende fra due o fra pochi.
[…] …né l'amicizia senza virtù può esservi.
[…] E pur contenendo altri moltissimi e grandissimi beni, essa è certo superiore a tutte le cose umane, per il fatto che ci fa splendere innanzi la buona sorte e non lascia che l'anima s'indebolisca e prostri. Chi rimira infatti un vero amico, rimira come una immagine di se stesso. Perciò e gli assenti sono presenti e i bisognosi sono ricchi e i deboli sono validi e, cosa più difficile a dirsi, i morti vivono: tanto li accompagna l'onore, il ricordo, il rimpianto degli amici. Di quelli par dunque felice la morte, di questi degna di lode la vita. Che se toglierai alla natura il vincolo dell'affetto, né una casa potrà reggersi, né una città, e nemmeno l'agricoltura durare. E se questo non si capisce, quanta cioè sia la forza dell'amicizia e della concordia, lo si può vedere dai dissidi e dalle discordie. Quale casa, infatti, è così salda, quale città così fondamenta?
[…] Che scroscio d'applausi or non è molto per tutto il teatro al nuovo dramma del mio ospite e amico Marco Pacuvio, quando, ignorando il re quale dei due fosse Oreste, Pilade affermava di essere Oreste, per morire al suo posto, e Oreste invece, così come era, si ostinava a sostenere che Oreste era lui! In piedi applaudivano a una finzione, che avrebbero fatto innanzi alla realtà? Certo la natura mostrava essa stessa la sua forza, perché gli uomini, quel che non sapevano fare, lo consideravano generosa condotta in un altro.
[…] Dunque, non solo non si deve coprire con la scusa dell'amicizia l'accordo con i malvagi, ma piuttosto lo si deve colpire con ogni specie di pene, affinché nessuno pensi che sia lecito seguire un amico persino se fa guerra alla patria.

 

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